La Stampa

Il grande Bach di De Maria

"...Non c'è nulla, in De Maria, di meccanico o raggelato: la musica di Bach palpita come quella dei romantici, senza cadere, però, in anacronismi di stile: un equilibrio tra rigore ed espressione che ricorda quello dei grandi interpreti del passato, i Gieseking, gli Arrau, cui ogni volta che lo ascolto mi rimanda lo stile raffinato e robusto di De Maria, unico, forse, nella sua classicità, tra quello dei pianisti che oggi vanno per la maggiore."Pietro De Maria è tra i migliori pianisti della generazione di mezzo, e la sua fama internazionale è stata consacrata dall'esecuzione di tutto Chopin, registrata per la Decca. Ora, dai prediletti romantici si è spostato al loro nume tutelare, cui guardarono, con stupefatta ammirazione, Chopin, Mendelssohn, Schumann, Brahms, Liszt, e non solo: vale a dire Johann Sebastian Bach, di cui De Maria ha eseguito l'altra sera, al Conservatorio, per l'Unione Musicale, l'intero Primo Libro del "Clavicembalo ben temperato". Iniziato, eccezionalmente, alle 20:30, data la lunghezza dei ventiquattro preludi e fughe, il concerto ha tenuto desta l'attenzione degli ascoltatori grazie all'idea interpretativa e alla realizzazione tecnica proposte da De Maria.

Nessuna nostalgia, innanzitutto, per il suono del clavicembalo. De Maria suona il pianoforte e ne trae tutti i vantaggi possibili: varietà di tocco, gradazioni dinamiche, lievissimi prolungamenti delle note con il pedale, contrasti di fraseggio tra staccato e legato, tutte cose non realizzabili su uno strumento a corde pizzicate. L'esecuzione offre, quindi, una varietà continua di prospettive sonore di cui si giova l'architettura dei preludi e, soprattutto, quella delle fughe: l'incastro delle voci, la stratificazione dei contrappunti risultano chiarissime, proprio perché graduate per chiaroscuri, rapporti di forte e piano, luminosità e oscurità del tocco.

Non c'è nulla, in De Maria, di meccanico o raggelato: la musica di Bach palpita come quella dei romantici, senza cadere, però, in anacronismi di stile: un equilibrio tra rigore ed espressione che ricorda quello dei grandi interpreti del passato, i Gieseking, gli Arrau, cui ogni volta che lo ascolto mi rimanda lo stile raffinato e robusto di De Maria, unico, forse, nella sua classicità, tra quello dei pianisti che oggi vanno per la maggiore.


"...Non c'è nulla, in De Maria, di meccanico o raggelato: la musica di Bach palpita come quella dei romantici, senza cadere, però, in anacronismi di stile: un equilibrio tra rigore ed espressione che ricorda quello dei grandi interpreti del passato, i Gieseking, gli Arrau, cui ogni volta che lo ascolto mi rimanda lo stile raffinato e robusto di De Maria, unico, forse, nella sua classicità, tra quello dei pianisti che oggi vanno per la maggiore."Pietro De Maria è tra i migliori pianisti della generazione di mezzo, e la sua fama internazionale è stata consacrata dall'esecuzione di tutto Chopin, registrata per la Decca. Ora, dai prediletti romantici si è spostato al loro nume tutelare, cui guardarono, con stupefatta ammirazione, Chopin, Mendelssohn, Schumann, Brahms, Liszt, e non solo: vale a dire Johann Sebastian Bach, di cui De Maria ha eseguito l'altra sera, al Conservatorio, per l'Unione Musicale, l'intero Primo Libro del "Clavicembalo ben temperato". Iniziato, eccezionalmente, alle 20:30, data la lunghezza dei ventiquattro preludi e fughe, il concerto ha tenuto desta l'attenzione degli ascoltatori grazie all'idea interpretativa e alla realizzazione tecnica proposte da De Maria.

Nessuna nostalgia, innanzitutto, per il suono del clavicembalo. De Maria suona il pianoforte e ne trae tutti i vantaggi possibili: varietà di tocco, gradazioni dinamiche, lievissimi prolungamenti delle note con il pedale, contrasti di fraseggio tra staccato e legato, tutte cose non realizzabili su uno strumento a corde pizzicate. L'esecuzione offre, quindi, una varietà continua di prospettive sonore di cui si giova l'architettura dei preludi e, soprattutto, quella delle fughe: l'incastro delle voci, la stratificazione dei contrappunti risultano chiarissime, proprio perché graduate per chiaroscuri, rapporti di forte e piano, luminosità e oscurità del tocco.

Non c'è nulla, in De Maria, di meccanico o raggelato: la musica di Bach palpita come quella dei romantici, senza cadere, però, in anacronismi di stile: un equilibrio tra rigore ed espressione che ricorda quello dei grandi interpreti del passato, i Gieseking, gli Arrau, cui ogni volta che lo ascolto mi rimanda lo stile raffinato e robusto di De Maria, unico, forse, nella sua classicità, tra quello dei pianisti che oggi vanno per la maggiore.

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