Musica

Chopin, Scherzi - Pietro De Maria

Un’esecuzione questa che non solo rivela un’attenzione al testo e alle sue precise indicazioni, ma anche una perfetta comprensione dei vari aspetti della poetica chopiniana, che riesce a trovare una rara omogeneità di forma e di carattere in quattro creature accomunate dal ritmo ma singolari nel loro significato e nel loro valore estetico.I quattro Scherzi di Chopin, di cui  la storia del disco documenta innumerevoli versioni, furono da sempre terreno di prova di velleità virtuosistiche, tali da far passare in seconda linea i momenti lirici e le esigenze narrative dei quattro capolavori. Tentazione cui Pietro De Maria non si piega, anche se indubbiamente non gli ci vorrebbe molto per sbrigliare il suo superlativo assetto tecnico lungo le centinaia di battute vertiginose di questa musica; e la sua resa dei quattro brani palesa un controllo della velocità, sempre asservita a logiche musicali, e una dosatura accorta e musicalissima delle dinamiche, variatissime dal pianissimo evanescente al fortissimo clangoroso. C’è nella sua esecuzione la volontà – e la sensibilità – di cogliere nello scorrere rapidissimo di questi appassionati e turbinosi poemi il momento lirico, anche accentuando – fin troppo forse – lo sbalzo di velocità tra il corpo iniziale e conclusivo dei brani (sempre brillante e inesorabilmente spinta in avanti) e la loro parte centrale, voluta da Chopin come necessario contrasto prima della ripresa e della conclusione.
Un’esecuzione questa che non solo rivela un’attenzione al testo e alle sue precise indicazioni, ma anche una perfetta comprensione dei vari aspetti della poetica chopiniana, che riesce a trovare una rara omogeneità di forma e di carattere in quattro creature accomunate dal ritmo ma singolari nel loro significato e nel loro valore estetico.
All’estremo opposto di questi virtuosistici lavori, tra i più estesi scritti da Chopin, troviamo poi in quest’ultimo disco dell’integrale chopiniana di De Maria una serie di brani di piccole e piccolissime dimensioni – alcuni quasi del tutto sconosciuti e assenti dalla normale programmazione concertistica – di cui solo la Tarantella op. 43 conobbe la pubblicazione da parte del suo autore. De Maria li esegue con la stessa naturalezza e logica discorsiva degli Scherzi, fatte salve le differenze ovvie in fatto di spessore pianistico e di difficoltà tecnica, dall’eleganza delle Scozzesi, alla rievocazione di un Bach improbabile nella Fuga in La minore, alle movenze di danza della Tarantella, delle due Bourrées e del Galop Marquis.


Un’esecuzione questa che non solo rivela un’attenzione al testo e alle sue precise indicazioni, ma anche una perfetta comprensione dei vari aspetti della poetica chopiniana, che riesce a trovare una rara omogeneità di forma e di carattere in quattro creature accomunate dal ritmo ma singolari nel loro significato e nel loro valore estetico.I quattro Scherzi di Chopin, di cui  la storia del disco documenta innumerevoli versioni, furono da sempre terreno di prova di velleità virtuosistiche, tali da far passare in seconda linea i momenti lirici e le esigenze narrative dei quattro capolavori. Tentazione cui Pietro De Maria non si piega, anche se indubbiamente non gli ci vorrebbe molto per sbrigliare il suo superlativo assetto tecnico lungo le centinaia di battute vertiginose di questa musica; e la sua resa dei quattro brani palesa un controllo della velocità, sempre asservita a logiche musicali, e una dosatura accorta e musicalissima delle dinamiche, variatissime dal pianissimo evanescente al fortissimo clangoroso. C’è nella sua esecuzione la volontà – e la sensibilità – di cogliere nello scorrere rapidissimo di questi appassionati e turbinosi poemi il momento lirico, anche accentuando – fin troppo forse – lo sbalzo di velocità tra il corpo iniziale e conclusivo dei brani (sempre brillante e inesorabilmente spinta in avanti) e la loro parte centrale, voluta da Chopin come necessario contrasto prima della ripresa e della conclusione.
Un’esecuzione questa che non solo rivela un’attenzione al testo e alle sue precise indicazioni, ma anche una perfetta comprensione dei vari aspetti della poetica chopiniana, che riesce a trovare una rara omogeneità di forma e di carattere in quattro creature accomunate dal ritmo ma singolari nel loro significato e nel loro valore estetico.
All’estremo opposto di questi virtuosistici lavori, tra i più estesi scritti da Chopin, troviamo poi in quest’ultimo disco dell’integrale chopiniana di De Maria una serie di brani di piccole e piccolissime dimensioni – alcuni quasi del tutto sconosciuti e assenti dalla normale programmazione concertistica – di cui solo la Tarantella op. 43 conobbe la pubblicazione da parte del suo autore. De Maria li esegue con la stessa naturalezza e logica discorsiva degli Scherzi, fatte salve le differenze ovvie in fatto di spessore pianistico e di difficoltà tecnica, dall’eleganza delle Scozzesi, alla rievocazione di un Bach improbabile nella Fuga in La minore, alle movenze di danza della Tarantella, delle due Bourrées e del Galop Marquis.

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