Tribuna di Treviso

Il 'gigantesco' Pietro De Maria

Ci vuole una prestanza quasi atletica, oltre al talento ed alla capacità sia tecnica, sia interpretativa. Ci vogliono un sacco di doti, per afforntare un programma come quello che il pianista veneziano Pietro De Maria ha proposto giovedì scorso al pubblico del Teatro Eden. E ci vorrebbero, forse, troppi aggettivi che rasentano l'esaltazione, per definire il modo in cui De Maria ha proposto quel titanico programmaCi vuole una prestanza quasi atletica, oltre al talento ed alla capacità sia tecnica, sia interpretativa. Ci vogliono un sacco di doti, per afforntare un programma come quello che il pianista veneziano Pietro De Maria ha proposto giovedì scorso al pubblico del Teatro Eden. E ci vorrebbero, forse, troppi aggettivi che rasentano l'esaltazione, per definire il modo in cui De Maria ha proposto quel titanico programma. Ed uno su tutti: lucidità. Quella stessa che ha fatto sì che un talento precocissimo come quello [di] lui, che a soli 13 anni vinse il premio Cortot, non si sprecasse in baraccate da enfant-prodige o nella ricerca di maestri dai nomi esotici da inserire nel curriculum. Allievo di Giorgio Vianello prima e di Gino Gorini poi al conservatorio della sua città, si è perfezionato con Maria Tipo, pianista che sa prediligere il bel suono al suono d'effetto, la lettura attenta alla proposta facile.
E con la stessa lucidità con cui ha affrontato gli studi De Maria sta percorrendo, a 36 anni, la sua applauditissima carriera: selezionando gli impegni e dosando le forze: Ma quando si propongono in una stessa serata le Quattro Ballate ed i Ventiquattro Studi di Chopin non si scherza: s'intende suonare per più di un'ora e mezza musica che non concede tregua al pianista più esperto. Ma De Maria agisce con lucidità, appunto: non si fa cogliere dalla stanchezza perché è agile tanto quanto Chopin richiede, e poi non si fa depistare da facili cliché che da sempre accompagnano la figura del compositore polacco. È lucido anche il romanticismo di Chopin, dalle mani di De Maria: virtuoso lontano dagli esibizionismi, capace di controllo assoluto delle sonorità e di un timbro caldo ed evocatore - ma senza smancerie - che restituisce a Chopin soprattutto la dignità di autore rivoluzionario, più che di pianista salottiero come, purtroppo, la storia troppo spesso lo ritrae.
Il pubblico ha ringraziato con lunghi applausi.


Ci vuole una prestanza quasi atletica, oltre al talento ed alla capacità sia tecnica, sia interpretativa. Ci vogliono un sacco di doti, per afforntare un programma come quello che il pianista veneziano Pietro De Maria ha proposto giovedì scorso al pubblico del Teatro Eden. E ci vorrebbero, forse, troppi aggettivi che rasentano l'esaltazione, per definire il modo in cui De Maria ha proposto quel titanico programmaCi vuole una prestanza quasi atletica, oltre al talento ed alla capacità sia tecnica, sia interpretativa. Ci vogliono un sacco di doti, per afforntare un programma come quello che il pianista veneziano Pietro De Maria ha proposto giovedì scorso al pubblico del Teatro Eden. E ci vorrebbero, forse, troppi aggettivi che rasentano l'esaltazione, per definire il modo in cui De Maria ha proposto quel titanico programma. Ed uno su tutti: lucidità. Quella stessa che ha fatto sì che un talento precocissimo come quello [di] lui, che a soli 13 anni vinse il premio Cortot, non si sprecasse in baraccate da enfant-prodige o nella ricerca di maestri dai nomi esotici da inserire nel curriculum. Allievo di Giorgio Vianello prima e di Gino Gorini poi al conservatorio della sua città, si è perfezionato con Maria Tipo, pianista che sa prediligere il bel suono al suono d'effetto, la lettura attenta alla proposta facile.
E con la stessa lucidità con cui ha affrontato gli studi De Maria sta percorrendo, a 36 anni, la sua applauditissima carriera: selezionando gli impegni e dosando le forze: Ma quando si propongono in una stessa serata le Quattro Ballate ed i Ventiquattro Studi di Chopin non si scherza: s'intende suonare per più di un'ora e mezza musica che non concede tregua al pianista più esperto. Ma De Maria agisce con lucidità, appunto: non si fa cogliere dalla stanchezza perché è agile tanto quanto Chopin richiede, e poi non si fa depistare da facili cliché che da sempre accompagnano la figura del compositore polacco. È lucido anche il romanticismo di Chopin, dalle mani di De Maria: virtuoso lontano dagli esibizionismi, capace di controllo assoluto delle sonorità e di un timbro caldo ed evocatore - ma senza smancerie - che restituisce a Chopin soprattutto la dignità di autore rivoluzionario, più che di pianista salottiero come, purtroppo, la storia troppo spesso lo ritrae.
Il pubblico ha ringraziato con lunghi applausi.

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