Sun Sentinel

La bellezza poetica...

Il pianista italiano ha cominciato la prima Ballata con sicurezza d’intento e con un’affascinante tavolozza timbrica. Insieme al fraseggio impeccabile e alla bellezza del suono, ha raggiunto un efficace understatement evitando di cadere in eccessiMIAMI. Il concerto di sabato ha segnato il ritorno dell’abilità artistica di Pietro De Maria in un programma impegnativo tutto chopiniano. Pochi pianisti sono disposti ad intraprendere l’intera serie dei 24 Studi, tanto meno ad aggiungere le quattro Ballate al programma.

Non c’era nulla da temere. Il pianista italiano ha cominciato la prima Ballata con sicurezza d’intento e con un’affascinante tavolozza timbrica. Insieme al fraseggio impeccabile e alla bellezza del suono, ha raggiunto un efficace understatement evitando di cadere in eccessi. La parte selvaggia al centro della seconda Ballata sembrava l’improvviso scatenarsi di un temporale dopo la calma. Le altre Ballate sono state eseguite con una dose notevole di poesia e di sensibilità.

Entrambe le serie di Studi sono state suonate come unità singole fortemente contrastanti. Ogni difficoltà tecnica è stata affrontata senza timore, ed ognuna mostrava l’artista imperterrito di fronte ai problemi che incontrava. Forse, l’ostacolo maggiore che scoraggia i musicisti dal suonare la serie intera è l’inevitabile fatica fisica che colpisce i polsi e le mani. Questa non si è evidenziata in alcun momento durante il programma, poiché il fisico esile di De Maria pareva instancabile.


Il pianista italiano ha cominciato la prima Ballata con sicurezza d’intento e con un’affascinante tavolozza timbrica. Insieme al fraseggio impeccabile e alla bellezza del suono, ha raggiunto un efficace understatement evitando di cadere in eccessiMIAMI. Il concerto di sabato ha segnato il ritorno dell’abilità artistica di Pietro De Maria in un programma impegnativo tutto chopiniano. Pochi pianisti sono disposti ad intraprendere l’intera serie dei 24 Studi, tanto meno ad aggiungere le quattro Ballate al programma.

Non c’era nulla da temere. Il pianista italiano ha cominciato la prima Ballata con sicurezza d’intento e con un’affascinante tavolozza timbrica. Insieme al fraseggio impeccabile e alla bellezza del suono, ha raggiunto un efficace understatement evitando di cadere in eccessi. La parte selvaggia al centro della seconda Ballata sembrava l’improvviso scatenarsi di un temporale dopo la calma. Le altre Ballate sono state eseguite con una dose notevole di poesia e di sensibilità.

Entrambe le serie di Studi sono state suonate come unità singole fortemente contrastanti. Ogni difficoltà tecnica è stata affrontata senza timore, ed ognuna mostrava l’artista imperterrito di fronte ai problemi che incontrava. Forse, l’ostacolo maggiore che scoraggia i musicisti dal suonare la serie intera è l’inevitabile fatica fisica che colpisce i polsi e le mani. Questa non si è evidenziata in alcun momento durante il programma, poiché il fisico esile di De Maria pareva instancabile.

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