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Chopin CD 1 e 2 - Pietro De Maria

...questi sono fra i migliori CD chopiniani in assoluto, ben superiori a registrazioni di quasi tutti i più celebri nomi in catalogoCon questi due dischi Pietro De Maria inizia un ciclo completo di Chopin per la Decca italiana e sarebbe difficile immaginare un lancio più avvincente.
Questo giovane pluripremiato ex alunno di Maria Tipo dà prova vivente che anche le pagine più note possono tornare alla luce come se fossero di fresco conio, sentite, per così dire, in tutta la loro gloria originaria.
Attraversare il Rubicone dalla prosa o dal pragmatismo alla poesia negli Studi rimane una sfida temibile, ma è affrontata con un’infallibile disinvoltura musicale e una sicura padronanza. L’aristocratica sensibilità di De Maria fa emergere l’elegia dell’op. 10 n. 6 con una tale naturalezza priva di affettazione che diventa doppiamente commovente, mentre la sua totale padronanza nel n. 4 deve tutto alla chiarezza musicale e niente alla palese ostentazione. I contorni dell’op. 25 n. 1 non potrebbero essere sfumati ed ombreggiati più delicatamente e nel n. 2 De Maria ottiene una leggerezza magicamente sussurrata che mi ha portato a ricordare le parole di Schumann, “incantevole, cullante e delicato come la canzone di un bimbo che canta nel sonno”. Quando mai si è sentita la melodia centrale e le cascate d’accompagnamento del n. 5 suonate con un tale equilibrio e limpidezza, o gli ultimi tre Studi suonati con una padronanza così invidiabile eppure discreta?
La maniera di De Maria con le Ballate, d’altronde, non potrebbe essere nella sua intensa narrazione più ricca di audace confronto e vitalità. Le code di tutte e quattro (per Claudio Arrau tra le pagine più impegnative di tutta la letteratura pianistica) sono buttate là con la più rara miscela di dramma e di precisione e non c’è mai per un istante un accenno di facile o convenzionale superficialità, di banalità musicali. Per De Maria Chopin è in tutto e per tutto un uomo di fuoco e di ghiaccio sotto la superficie fragile da dandy. Nei relativamente leggeri ma sempre incantevoli Improvvisi De Maria raggiunge un equilibrio tra ragione e sensibilità non meno elegante e sicuro.
In sostanza, questi sono fra i migliori CD chopiniani in assoluto, ben superiori a registrazioni di quasi tutti i più celebri nomi in catalogo. Entrambi i dischi sono registrati e presentati perfettamente e attendo con impazienza la prossima uscita.


...questi sono fra i migliori CD chopiniani in assoluto, ben superiori a registrazioni di quasi tutti i più celebri nomi in catalogoCon questi due dischi Pietro De Maria inizia un ciclo completo di Chopin per la Decca italiana e sarebbe difficile immaginare un lancio più avvincente.
Questo giovane pluripremiato ex alunno di Maria Tipo dà prova vivente che anche le pagine più note possono tornare alla luce come se fossero di fresco conio, sentite, per così dire, in tutta la loro gloria originaria.
Attraversare il Rubicone dalla prosa o dal pragmatismo alla poesia negli Studi rimane una sfida temibile, ma è affrontata con un’infallibile disinvoltura musicale e una sicura padronanza. L’aristocratica sensibilità di De Maria fa emergere l’elegia dell’op. 10 n. 6 con una tale naturalezza priva di affettazione che diventa doppiamente commovente, mentre la sua totale padronanza nel n. 4 deve tutto alla chiarezza musicale e niente alla palese ostentazione. I contorni dell’op. 25 n. 1 non potrebbero essere sfumati ed ombreggiati più delicatamente e nel n. 2 De Maria ottiene una leggerezza magicamente sussurrata che mi ha portato a ricordare le parole di Schumann, “incantevole, cullante e delicato come la canzone di un bimbo che canta nel sonno”. Quando mai si è sentita la melodia centrale e le cascate d’accompagnamento del n. 5 suonate con un tale equilibrio e limpidezza, o gli ultimi tre Studi suonati con una padronanza così invidiabile eppure discreta?
La maniera di De Maria con le Ballate, d’altronde, non potrebbe essere nella sua intensa narrazione più ricca di audace confronto e vitalità. Le code di tutte e quattro (per Claudio Arrau tra le pagine più impegnative di tutta la letteratura pianistica) sono buttate là con la più rara miscela di dramma e di precisione e non c’è mai per un istante un accenno di facile o convenzionale superficialità, di banalità musicali. Per De Maria Chopin è in tutto e per tutto un uomo di fuoco e di ghiaccio sotto la superficie fragile da dandy. Nei relativamente leggeri ma sempre incantevoli Improvvisi De Maria raggiunge un equilibrio tra ragione e sensibilità non meno elegante e sicuro.
In sostanza, questi sono fra i migliori CD chopiniani in assoluto, ben superiori a registrazioni di quasi tutti i più celebri nomi in catalogo. Entrambi i dischi sono registrati e presentati perfettamente e attendo con impazienza la prossima uscita.

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