Amadeus

Chopin: Préludes e Allegro de concert

Nel suonare Chopin De Maria possiede un’eleganza che non scade mai nel puro esercizio di stile, nella vaghezza ornamentale di un approccio generico, ma che al contrario punta diretta al nucleo strutturale ed emotivo della musicaDopo le Ballate (Amadeus n. 221), Pietro De Maria propone qui un’altra impegnativa incisione chopiniana, comprendente i Preludi op. 28, le due pagine isolate del Presto con leggerezza (Prélude) e del Preludio op. 45 e infine l’Allegro de concert op. 46. Se l’esito delle Ballate era di eccellenza assoluta, qui il livello interpretativo resta molto alto.
Nel suonare Chopin De Maria possiede un’eleganza che non scade mai nel puro esercizio di stile, nella vaghezza ornamentale di un approccio generico, ma che al contrario punta diretta al nucleo strutturale ed emotivo della musica, tanto da porre in rilievo con lucida consapevolezza le straordinarie innovazione dell’arte chopiniana a livello di scrittura, di forma, di timbro, di armonia, in breve di reinvenzione della scrittura pianistica. C’è insomma una solida sostanza nel tratto elegante e asciutto, da gran signore viene da dire, con cui De Maria maneggia e padroneggia questa musica.
La maturità di comprensione comporta scelte e inflessioni molto personali così come un’ammirevole poesia, ora trasognata ora febbrilemtne accesa oppure stilizzata all’estremo, nel trattamento del tocco, del fraseggio e del rubato. Così per esempio nell’op. 28 l’idea di un ciclo organico si coglie immediatamente dalla precisione dei tempi esecutivi, intesa non tanto e non solo come velocità degli stacchi di tempo dei singoli preludi quanto piuttosto come scansione quasi narrativa di pannelli e miniature la cui sequenza ricompone, alla fine, una storia grandiosa.


Nel suonare Chopin De Maria possiede un’eleganza che non scade mai nel puro esercizio di stile, nella vaghezza ornamentale di un approccio generico, ma che al contrario punta diretta al nucleo strutturale ed emotivo della musicaDopo le Ballate (Amadeus n. 221), Pietro De Maria propone qui un’altra impegnativa incisione chopiniana, comprendente i Preludi op. 28, le due pagine isolate del Presto con leggerezza (Prélude) e del Preludio op. 45 e infine l’Allegro de concert op. 46. Se l’esito delle Ballate era di eccellenza assoluta, qui il livello interpretativo resta molto alto.
Nel suonare Chopin De Maria possiede un’eleganza che non scade mai nel puro esercizio di stile, nella vaghezza ornamentale di un approccio generico, ma che al contrario punta diretta al nucleo strutturale ed emotivo della musica, tanto da porre in rilievo con lucida consapevolezza le straordinarie innovazione dell’arte chopiniana a livello di scrittura, di forma, di timbro, di armonia, in breve di reinvenzione della scrittura pianistica. C’è insomma una solida sostanza nel tratto elegante e asciutto, da gran signore viene da dire, con cui De Maria maneggia e padroneggia questa musica.
La maturità di comprensione comporta scelte e inflessioni molto personali così come un’ammirevole poesia, ora trasognata ora febbrilemtne accesa oppure stilizzata all’estremo, nel trattamento del tocco, del fraseggio e del rubato. Così per esempio nell’op. 28 l’idea di un ciclo organico si coglie immediatamente dalla precisione dei tempi esecutivi, intesa non tanto e non solo come velocità degli stacchi di tempo dei singoli preludi quanto piuttosto come scansione quasi narrativa di pannelli e miniature la cui sequenza ricompone, alla fine, una storia grandiosa.

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