Giornale del Popolo

De Maria, fuoriclasse del piano

Molti sono gli elementi che concorrono a determinare la statura artistica e umana di un musicista, e labile è il confine tra ciò che la accresce e ciò che la fa sprofondare. L’eleganza portata all’eccesso si trasforma in affettazione, la generosità in ostentazione, il virtuosismo in esibizionismo, l’intelligenza in ermetismo, l’impeto in strepito, la delicatezza in svenevolezza. Prendete tutte le qualità positive di questo elenco e avrete Pietro De Maria, un pianista di eccezionale levatura.

Molti sono gli elementi che concorrono a determinare la statura artistica e umana di un musicista, e labile è il confine tra ciò che la accresce e ciò che la fa sprofondare. L’eleganza portata all’eccesso si trasforma in affettazione, la generosità in ostentazione, il virtuosismo in esibizionismo, l’intelligenza in ermetismo, l’impeto in strepito, la delicatezza in svenevolezza. Prendete tutte le qualità positive di questo elenco e avrete Pietro De Maria, un pianista di eccezionale levatura. Venerdì 21 al Collegio Papio di Ascona il musicista veneziano ci ha deliziati con l’esecuzione di sei sonate di Scarlatti, la Sonata op. 25 n. 5 di Clementi e le Quattro Ballate di Chopin. 

Nella prima parte del programma, un omaggio a due grandi italiani “regalati” all’estero (alla Spagna il primo, all’Inghilterra il secondo), De Maria ha mostrato la continuità e l’evoluzione della tecnica e dell’invenzione tastieristica dal 700 all’inizio dell’800, tra propulsività incessante e solenne austerità contrappuntistica rischiarata qua e là da tuffi gioiosi nelle tonalità maggiori.

Delle ballate il pianista ha mirabilmente esaltato la loro qualità epica, nel senso letterale di “narrazione poetica di gesta eroiche”: struggimenti, furori, estasi e malinconie espressi con supremo senso della forma e raffinatissima sensibilità.

Un concerto di rara intensità, al termine del quale De Maria, acclamato dal pubblico, ha regalato tre bis: un Notturno di Chopin, il pirotecnico studio “La Campanella” di Liszt e la trascrizione pianistica del corale bachiano “Jesus bleibet meine Freude”, opere diversissime tra loro ma affrontate con pari partecipazione emotiva e straordinaria pulizia tecnica. Bravo!


Molti sono gli elementi che concorrono a determinare la statura artistica e umana di un musicista, e labile è il confine tra ciò che la accresce e ciò che la fa sprofondare. L’eleganza portata all’eccesso si trasforma in affettazione, la generosità in ostentazione, il virtuosismo in esibizionismo, l’intelligenza in ermetismo, l’impeto in strepito, la delicatezza in svenevolezza. Prendete tutte le qualità positive di questo elenco e avrete Pietro De Maria, un pianista di eccezionale levatura.

Molti sono gli elementi che concorrono a determinare la statura artistica e umana di un musicista, e labile è il confine tra ciò che la accresce e ciò che la fa sprofondare. L’eleganza portata all’eccesso si trasforma in affettazione, la generosità in ostentazione, il virtuosismo in esibizionismo, l’intelligenza in ermetismo, l’impeto in strepito, la delicatezza in svenevolezza. Prendete tutte le qualità positive di questo elenco e avrete Pietro De Maria, un pianista di eccezionale levatura. Venerdì 21 al Collegio Papio di Ascona il musicista veneziano ci ha deliziati con l’esecuzione di sei sonate di Scarlatti, la Sonata op. 25 n. 5 di Clementi e le Quattro Ballate di Chopin. 

Nella prima parte del programma, un omaggio a due grandi italiani “regalati” all’estero (alla Spagna il primo, all’Inghilterra il secondo), De Maria ha mostrato la continuità e l’evoluzione della tecnica e dell’invenzione tastieristica dal 700 all’inizio dell’800, tra propulsività incessante e solenne austerità contrappuntistica rischiarata qua e là da tuffi gioiosi nelle tonalità maggiori.

Delle ballate il pianista ha mirabilmente esaltato la loro qualità epica, nel senso letterale di “narrazione poetica di gesta eroiche”: struggimenti, furori, estasi e malinconie espressi con supremo senso della forma e raffinatissima sensibilità.

Un concerto di rara intensità, al termine del quale De Maria, acclamato dal pubblico, ha regalato tre bis: un Notturno di Chopin, il pirotecnico studio “La Campanella” di Liszt e la trascrizione pianistica del corale bachiano “Jesus bleibet meine Freude”, opere diversissime tra loro ma affrontate con pari partecipazione emotiva e straordinaria pulizia tecnica. Bravo!

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