Corriere del Ticino

Le emozioni di Chopin e Clementi: Il pianista Pietro De Maria venerdì scorso alle Settimane di Ascona

Pietro De Maria ha offerto un’interpretazione esemplare per la limpidezza del suono, la precisione tecnica, la commossa sensibilità, il tocco perlaceo e splendente che, a tratti, ci ha ricordato quello di Maria Tipo.

Appuntamento musicale straordinario venerdì scorso, nella Chiesa del Collegio Papio ad Ascona, con il récital pianistico di Pietro De Maria, un solista di rare qualità interpretative. Il concerto, caratterizzato da un programma eterogeneo e culturalmente rilevante, è iniziato con sei Sonate di Domenico Scarlatti. Il disegno di queste pagine è molto personale; i temi sono per lo più brevi mentre l’invenzione ritmica e melodica è inesauribile. Il compositore ricorre ad artifici di scrittura di ogni genere: in alcuni momenti prevale un virtuosismo scintillante, in altri spiccano passaggi di pura melodia. Pietro De Maria ha offerto un’interpretazione esemplare per la limpidezza del suono, la precisione tecnica, la commossa sensibilità, il tocco perlaceo e splendente che, a tratti, ci ha ricordato quello di Maria Tipo.

Ingiustamente trascurato in sede concertistica, Clementi è stato rivalutato con ragione da Pietro De Maria, che ha fornito una magica interpretazione della Sonata op. 25 n. 5. Il suono è morbido, delicato e cesellato. Risolve ogni passaggio, tecnico ed espressivo, con autorevolezza, maturità incisiva e sensibilità del tocco. E’ un pianista rigoroso, sempre teso alla ricerca di una timbrica sfumata e delicata quale si addice a Clementi.

La serata si è conclusa con le quattro,Ballate (op. 23, 38, 47, 52) di Chopin, un autore particolarmente caro a Pietro De Maria, oggigiorno uno dei più autorevoli interpreti del musicista polacco, del quale sa cogliere ogni intimo aspetto interiorizzandone il pathos. Per intensità di accento melodico e ricchezza di scrittura armonica le Ballate, composizioni intime e personali, possono essere considerate fra le pagine più compiute di Chopin. La prima Ballata è impregnata di una lirica immensa, colma di passione, emozione e malinconia. La seconda è basata su una successione di eventi traboccanti di dolcezza e vigore. Piena di fascino e poesia è la terza, mentre la quarta presenta un motivo estremamente lirico e nostalgico. Tutti elementi sottolineati dall’interpretazione di Pietro De Maria, un poeta del pianoforte. Ritmo, melodici spunti tematici, suggestivo mondo armonico, persino le pause trovano un equilibrio trascendentale, quasi metafisico. Curata la dinamica e l’agogica, che sfocia in un “rubato” fondamentale. Accorto l’uso del pedale, sempre limitato all’essenziale. Sin dal primo ascolto si comprende come tutto sia frutto di un lavoro approfondito, che richiede tempo, dedizione e riflessioni. Nulla è lasciato al caso e all’artificio. La personalità e l’interiorità di Chopin e De Maria sembrano quasi essere un tutt’uno.

Ben tre i bis concessi: il Notturno op. 27 n.2 di Chopin, La Campanella di Paganini/Liszt e il Corale dalla Cantata n. 147 di J.S.Bach (trascrizione Myra Hess).


Pietro De Maria ha offerto un’interpretazione esemplare per la limpidezza del suono, la precisione tecnica, la commossa sensibilità, il tocco perlaceo e splendente che, a tratti, ci ha ricordato quello di Maria Tipo.

Appuntamento musicale straordinario venerdì scorso, nella Chiesa del Collegio Papio ad Ascona, con il récital pianistico di Pietro De Maria, un solista di rare qualità interpretative. Il concerto, caratterizzato da un programma eterogeneo e culturalmente rilevante, è iniziato con sei Sonate di Domenico Scarlatti. Il disegno di queste pagine è molto personale; i temi sono per lo più brevi mentre l’invenzione ritmica e melodica è inesauribile. Il compositore ricorre ad artifici di scrittura di ogni genere: in alcuni momenti prevale un virtuosismo scintillante, in altri spiccano passaggi di pura melodia. Pietro De Maria ha offerto un’interpretazione esemplare per la limpidezza del suono, la precisione tecnica, la commossa sensibilità, il tocco perlaceo e splendente che, a tratti, ci ha ricordato quello di Maria Tipo.

Ingiustamente trascurato in sede concertistica, Clementi è stato rivalutato con ragione da Pietro De Maria, che ha fornito una magica interpretazione della Sonata op. 25 n. 5. Il suono è morbido, delicato e cesellato. Risolve ogni passaggio, tecnico ed espressivo, con autorevolezza, maturità incisiva e sensibilità del tocco. E’ un pianista rigoroso, sempre teso alla ricerca di una timbrica sfumata e delicata quale si addice a Clementi.

La serata si è conclusa con le quattro,Ballate (op. 23, 38, 47, 52) di Chopin, un autore particolarmente caro a Pietro De Maria, oggigiorno uno dei più autorevoli interpreti del musicista polacco, del quale sa cogliere ogni intimo aspetto interiorizzandone il pathos. Per intensità di accento melodico e ricchezza di scrittura armonica le Ballate, composizioni intime e personali, possono essere considerate fra le pagine più compiute di Chopin. La prima Ballata è impregnata di una lirica immensa, colma di passione, emozione e malinconia. La seconda è basata su una successione di eventi traboccanti di dolcezza e vigore. Piena di fascino e poesia è la terza, mentre la quarta presenta un motivo estremamente lirico e nostalgico. Tutti elementi sottolineati dall’interpretazione di Pietro De Maria, un poeta del pianoforte. Ritmo, melodici spunti tematici, suggestivo mondo armonico, persino le pause trovano un equilibrio trascendentale, quasi metafisico. Curata la dinamica e l’agogica, che sfocia in un “rubato” fondamentale. Accorto l’uso del pedale, sempre limitato all’essenziale. Sin dal primo ascolto si comprende come tutto sia frutto di un lavoro approfondito, che richiede tempo, dedizione e riflessioni. Nulla è lasciato al caso e all’artificio. La personalità e l’interiorità di Chopin e De Maria sembrano quasi essere un tutt’uno.

Ben tre i bis concessi: il Notturno op. 27 n.2 di Chopin, La Campanella di Paganini/Liszt e il Corale dalla Cantata n. 147 di J.S.Bach (trascrizione Myra Hess).

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