Il Gazzettino

Pietro De Maria e Bach ripensato al pianoforte

De Maria non propone,come altri interpreti, una mimesi del clavicembalo. La sua acuta idea è di ripensare Bach alla luce dei compositori che ne hanno accolto l’eredità... Estro e concentrazione mentale coesistono magistralmente in questo pianista.VENEZIA - Bach va eseguito al clavicembalo o al pianoforte? A mio parere il rispetto del suono originario è più legittimo ed è al centro della ricerca esecutiva del Novecento. Tuttavia il “Clavicembalo ben temperato” presentato l’altra sera alla Fenice da Pietro De Maria per la Società veneziana di concerti, è stato pensato dall’autore per un astratto, e non esattamente precisato, strumento a tastiera. Tale tendenza all’astrazione giustifica anche l’adozione del pianoforte; si pensi poi all’influenza di Bach sul pensiero musicale otto-novecentesco. De Maria non propone,come altri interpreti, una mimesi del clavicembalo. La sua acuta idea è di ripensare Bach alla luce dei compositori che ne hanno accolto l’eredità.

Si scorgono pianissimi, quasi al limite del sospiro, desunti da Chopin; sospensioni elegiache come nei tardi Intermezzi di Brahms; architetture prossime a Hindemith: allusioni che rivelano la modernità del musicista tedesco. Beninteso, l’interprete non romanticizza il fraseggio, ma punta nei Preludi sulla varietà e sulla trasparenza del timbro; costruisce in vece le Fughe con rigore strutturale, secondo principi oggettivi che si direbbero novecenteschi. Estro e concentrazione mentale coesistono magistralmente in questo pianista. Entusiasmo e un fuori programma.


De Maria non propone,come altri interpreti, una mimesi del clavicembalo. La sua acuta idea è di ripensare Bach alla luce dei compositori che ne hanno accolto l’eredità... Estro e concentrazione mentale coesistono magistralmente in questo pianista.VENEZIA - Bach va eseguito al clavicembalo o al pianoforte? A mio parere il rispetto del suono originario è più legittimo ed è al centro della ricerca esecutiva del Novecento. Tuttavia il “Clavicembalo ben temperato” presentato l’altra sera alla Fenice da Pietro De Maria per la Società veneziana di concerti, è stato pensato dall’autore per un astratto, e non esattamente precisato, strumento a tastiera. Tale tendenza all’astrazione giustifica anche l’adozione del pianoforte; si pensi poi all’influenza di Bach sul pensiero musicale otto-novecentesco. De Maria non propone,come altri interpreti, una mimesi del clavicembalo. La sua acuta idea è di ripensare Bach alla luce dei compositori che ne hanno accolto l’eredità.

Si scorgono pianissimi, quasi al limite del sospiro, desunti da Chopin; sospensioni elegiache come nei tardi Intermezzi di Brahms; architetture prossime a Hindemith: allusioni che rivelano la modernità del musicista tedesco. Beninteso, l’interprete non romanticizza il fraseggio, ma punta nei Preludi sulla varietà e sulla trasparenza del timbro; costruisce in vece le Fughe con rigore strutturale, secondo principi oggettivi che si direbbero novecenteschi. Estro e concentrazione mentale coesistono magistralmente in questo pianista. Entusiasmo e un fuori programma.

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